Cara Paola,
a volte la mente fa dei collegamenti davvero assurdi. Certe volte dei ricordi del passato mescolati al presente compaiono così limpidi da sembrare quasi reali. Ero al supermercato e bam in un lampo ho viaggiato indietro nel tempo e sono tornata nel 1997, quando avevo 8 anni e giocavo a lupo mangia frutta. Oggi dopo anni di viaggi e esplorazioni avrei finalmente l’asso nella manica. Potrei furbescamente scegliere un frutto sconosciuto, di quelli che si trovano solo nelle campagne del Laos o nei mercati cambogiani e starmene sdraiata sul prato mentre mele e arance si rincorrono.
Questo per dire che se c’è una cosa che è davvero complicata esportare e far conoscere fuori dal suo luogo di origine è proprio la frutta. Certo si può metterla in barattoli di latta o come le banane staccarle acerbe, ma molto spesso questo non è fattibile.
Quindi per stuzzicare la tua curiosità e anche il tuo palato inauguriamo una nuova rubrica: che frutto è? Un mini-tour tra i frutti esotici del Sud-Est Asiatico.
Il primo frutto di questa nuova serie è il mangustin, conosciuto in Italia come mangostano.
Fuori si presenta come una piccola mela bordeaux ma dalla scorza spessa e le foglie rigide. Aprendo la buccia si trova il frutto composto di 5 spicchi bianchi, ognuno con un seme. Il gusto è dolcissimo, mi ricorda quello del lampone e della fragola messi insieme, ma con una consistenza liscia e succosa.
Ammetto che questo è uno dei miei frutti “locali” preferiti, anche se non è dei più facili da mangiare, il pasticcio è assicurato.
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Anna